lunedì 30 maggio 2011

Ci sono io e ci siete voi

[..] "Ma è forse la coscienza qualcosa d'assoluto che possa bastare a se stessa? Se fossimo soli, forse sì. Ma allora, belli miei, non ci sarebbe coscienza. Purtroppo, ci sono io, e ci siete voi. Purtroppo.
E che vuol dunque dire che avete la vostra coscienza e che vi basta? Che gli altri possono pensare di voi e giudicarvi come piace a loro, cioè ingiustamente, ché voi siete intanto sicuro e confortato di non aver fatto male? 


Oh di grazia, e se non sono gli altri, chi ve la dà codesta sicurezza? codesto conforto chi ve lo dà? Voi stesso? E come?
Ah, io lo so, come: ostinandovi a credere che se gli altri fossero stati al vostro posto e fosse loro capitato il vostro stesso caso, tutti avrebbero agito come voi, né più né meno.
Bravo! Ma su che lo affermate?
Eh, so anche questo: su certi principi astratti e generali, in cui, astrattamente e generalmente, vuol dire fuori dei casi concreti e particolari della vita, si può essere tutti d'accordo (costa poco).
Ma come va che tutti intanto vi condannano o non vi approvano o anche vi deridono? È chiaro che non sanno riconoscere, come voi, quei principi generali nel caso particolare che v'è capitato, e se stessi nell'azione che avete commessa.
O a che vi basta dunque la coscienza? A sentirvi solo? No, perdio. La solitudine vi spaventa.
E che fate allora? V'immaginate tante teste. Tutte come la vostra. Tante teste che sono anzi la vostra stessa. Le quali a un dato cenno, tirate da voi come per un filo invisibile, vi dicono sì e no, e no e sì; come volete voi. E questo vi conforta e vi fa sicuri.
Andate là che è un giuoco magnifico, codesto della vostra coscienza che vi basta."
[Uno, nessuno e centomila (1925) - Luigi Pirandello]


giovedì 26 maggio 2011

C'è un audace marinaio ..


My heart is pierced by Cupid;

I disdain all glittering gold.
There is nothing can console me
But my jolly sailor bold.
Come all ye pretty fair maids
Whoever ye may be
Who love a jolly sailor bold
That plows the raging sea.

My heart is pierced by Cupid;
I disdain all glittering gold.
There is nothing can console me
But my jolly sailor bold.

[Pirates of the Caribbean 4]

La vita, a quanto ne so, non è giusta! [..]
La banalità della mia affermazione verrà avvalorata dalle parole che seguiranno, ma la cosa che mi preme dire è che oltre ad essere ingiusta, la vita è anche "individualmente" malleabile. C'è chi dice che <<il destino è quel che è / non c'è scampo più per me>> (grazie Dr. FrankenstIn), ma adesso mi sto convincendo che questa storia del destino in realtà sia solo una gran bella scusa, una macchinosa, ingegnosa e sorprendente scusa portata avanti da migliaia di anni. 
La vita è ingiusta per principio, questo sono la prima a dirlo, ma siamo noi, con le nostre parole, con le nostre azioni, con le nostre scelte, a far sì che la vita ci appaia meno ingiusta e quindi, più bella, gratificante, meravigliosa, luccicante, a cuoricini... insomma, siamo noi che dettiamo le regole di un gioco molto più grande di noi. 
Non mi metterò a discutere di teologia, disegni divini e quant'altro; oltre a non essere nel mio stile, non è neanche una cosa che voglio fare.
Ieri ho pensato, riguardo a me stessa e alla mia situazione, che la mia vita assomiglia ad una "barchetta di carta sola in mezzo all'oceano, mentre intorno ad essa imperversa un temporale!". C'è poco di cui essere allegri.
Ma la verità è che questa simpatica barchetta non è detto che debba finire male, non è detto che debba subire la devastante furia degli elementi anche se, inevitabilmente, essendo fatta di carta, perirà prima o poi (verrà sopraffatta diciamo). 
Ho sentito spesso la frase: <<Che senso ha giocare (mettersi in gioco) se alla fine sappiamo per certo che la partita finirà?>>. Ecco...in effetti come concetto in sé non fa una grinza, è legittimo... ma se poniamo lo stesso identico concetto in un diverso contesto, ecco che questa frase suonerà leggermente (o totalmente, dipende dalla vostra concezione di assurdo) strana. <<Che senso ha cominciare un pranzo che sappiamo per certo finirà?>> oppure <<perché uscire di casa, conoscere persone, che sappiamo per certo perderemo prima o poi?>> o ancora <<perché innamorarsi se alla fine tutte le relazioni finiscono?>>. Non nego che scrivendo l'ultima frase ho sorriso, perché quella frase l'ho pronunciata non so bene neanche io quante volte.
Credo di non dover aggiungere altro sulla bizzarria del concetto di "non mettersi in gioco", ma tornando all'affermazione banale di inizio post - "la vita è ingiusta" -, cosa c'entra? 
C'entra eccome!
Non mettersi in gioco indubbiamente è un atteggiamento sicuro. Non mettersi in gioco spesso e volentieri equivale a non soffrire, non perdere, non guardarsi dentro (e fuori, davanti ad uno specchio) e sentire che si è sprecato tempo prezioso. Ogni affermazione ha il suo rovescio della medaglia ma spesso, per carattere o contesto sociale, siamo invitati a guardarne solo uno e ad attenerci ad esso. Nessuno sa che quel non mettersi in gioco potrebbe precluderti la storia d'amore più bella della tua vita, una grossa fortuna, la vittoria, il successo... 
In pratica è il concetto che sta alla base del gioco del Lotto o della lotteria. "Non gioco perché non vinco mai!", "ma se non giochi mai non puoi mai rischiare di vincere!"