Parrebbe la domanda più banale di questo mondo... Ma ovviamente non lo è.
"E adesso cosa faccio?" non si riferisce semplicemente all'atto di "FARE" qualcosa in sé quanto piuttosto al fatto di ricominciare ad "ESSERE" un'altra persona, al cominciare una nuova fase della propria esistenza.
Parlare di fasi, di inizi, di ricominciare fa sempre pensare ad una qualche terapia d'urto da realizzarsi in seguito ad una delusione.. secondo me la nostra vita è costellata di fasi, di nuovi inizi...andare a scuola ha sempre innescato nuove fasi...ogni anno, ogni giorno forse... alzarsi la mattina col piede destro o col sinistro crea nuovi e stimolanti inizi... rispondere ad una domanda...dire sì piuttosto che no, o viceversa....
"E adesso cosa faccio?" non ci assilla la mente solo quando la noia ha il sopravvento sulle nostre abitudini... né ci sommerge quando arriviamo davanti ad un bivio, ad un crocevia, o ad una scelta...però forse ci accorgiamo della sua presenza, sappiamo di porcela effettivamente solo quando siamo ormai nel panico e pensiamo di non avere più tempo per vivere la nostra decisione con serenità..."E adesso cosa faccio?" è una domanda che si nutre della nostra paura di fallire e di sbagliare, si alimenta dell'angoscia che ci portiamo dietro ogni qualvolta che qualcuno ci insinua un dubbio (o quando siamo noi stessi ad insinuarlo)...
Credo sia impossibile smettere di porsi questa domanda del tutto... credo... perché non si basa su un qualcosa di già fatto, non agisce subdolamente alle spalle come "Ma se avessi agito in maniera diversa?"...non agisce nella sfera dei rimpianti.
"E adesso cosa faccio?" è la domanda che ci permette di riflettere su noi stessi..ma allo stesso tempo, se non siamo capaci di concepirla come aiuto piuttosto che come presenza demotivante, è la domanda che più di tutte può paralizzarci...
Parlare di fasi, di inizi, di ricominciare fa sempre pensare ad una qualche terapia d'urto da realizzarsi in seguito ad una delusione.. secondo me la nostra vita è costellata di fasi, di nuovi inizi...andare a scuola ha sempre innescato nuove fasi...ogni anno, ogni giorno forse... alzarsi la mattina col piede destro o col sinistro crea nuovi e stimolanti inizi... rispondere ad una domanda...dire sì piuttosto che no, o viceversa....
"E adesso cosa faccio?" non ci assilla la mente solo quando la noia ha il sopravvento sulle nostre abitudini... né ci sommerge quando arriviamo davanti ad un bivio, ad un crocevia, o ad una scelta...però forse ci accorgiamo della sua presenza, sappiamo di porcela effettivamente solo quando siamo ormai nel panico e pensiamo di non avere più tempo per vivere la nostra decisione con serenità..."E adesso cosa faccio?" è una domanda che si nutre della nostra paura di fallire e di sbagliare, si alimenta dell'angoscia che ci portiamo dietro ogni qualvolta che qualcuno ci insinua un dubbio (o quando siamo noi stessi ad insinuarlo)...
Credo sia impossibile smettere di porsi questa domanda del tutto... credo... perché non si basa su un qualcosa di già fatto, non agisce subdolamente alle spalle come "Ma se avessi agito in maniera diversa?"...non agisce nella sfera dei rimpianti.
"E adesso cosa faccio?" è la domanda che ci permette di riflettere su noi stessi..ma allo stesso tempo, se non siamo capaci di concepirla come aiuto piuttosto che come presenza demotivante, è la domanda che più di tutte può paralizzarci...
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