mercoledì 29 giugno 2011

Amori e Incantesimi - Practical Magic

S: "Sentirà il mio richiamo a un miglio di distanza

e fischierà la mia canzone preferita

sa cavalcare un pony all'indietro

sa rovesciare le frittelle in aria

è meravigliosamente gentile

e la sua forma preferita sarà una stella

e avrà un occhio verde e uno blu"

G: "Credevo non volessi innamorarti!"
S: "Questo è il punto. L'uomo che sogno non esiste..
e se lui non esiste non mi si spezzerà mai il cuore.."

[S:"He will hear my call a mile away. He will whistle my favorite song. He can ride a pony backwards"
G:"What are you doing?"
S:"Summoning up a true love spell called Amas Veritas. "He can flip pancakes in the air. He'll be marvelously kind. And his favorite shap will be a star. And he'll have one green eye and one blue"
G:"Thought you never wanted to fall in love".
S:"That's the point. The guy I dreamed of doesn't exist. And if he doesn't exist, 
I'll never die of a broken heart."]


"Cara Gilly,
a volte sento un vuoto dentro di me, un vuoto che sembra bruciare..
penso che se avvicinassi il mio cuore al tuo orecchio probabilmente sentiresti il rumore del mare
e la luna stanotte ha un cerchio intorno, un chiaro segno di guai in arrivo.
Sogno di essere nella mia interezza, e di andare a dormire ogni sera senza aver voglia di farlo..
eppure a volte, quando il vento è caldo e i grilli cantano, 
sogno un amore che supererà e oltrepasserà persino il tempo.
Voglio soltanto qualcuno che mi ami, voglio essere notata.
Non lo so, forse ho già avuto la mia fetta di felicità.
Voglio crederci, ma non c'è nessun uomo Gilly,
solo il volto della luna."


"Può l'amore viaggiare nel tempo e far rivivere un cuore infranto?

Dipende solo da noi annientare ogni maledizione.

Voglio pensare che sia così.

Ma di alcune cose sono sicuramente certa:

gettare un pizzico di sale sopra la spalla sinistra,

tenere del rosmarino ai bordi del cancello,

far crescere una pianta di lavanda in casa come portafortuna,

e innamorarsi..il più possibile.."

lunedì 27 giugno 2011

Introdotto dal giudizio illuminante e ispiratore del Presidente della Giuria, il Professor Marco Marchi, docente di Letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Firenze (che qui lo precede), ecco il mio racconto, vincitore del primo premio a pari merito con lo splendido poemetto Sdoppiamento di Diego Salvadori. 

La diaristica a sfondo storico di un'immaginata giovane viaggiatrice internazionale anni Trenta a Firenze messa in atto con garbata perizia da Martina Masini nelle pagine fresche e sapienti di Camera con vista esibisce proprio nella puntuale attenzione al reale e all'universo parallelo di una cultura che a quel reale partecipa, le chiavi interpretative più certe di una vicenda dai significati artisticamente assolutizzati e così resi comunicabili.

Camera con vista
22 Maggio 1937
NewYork
Caro diario, finalmente i miei sogni stanno per realizzarsi: vado in Europa.
Ho incontrato tantissimi stranieri provenienti da ogni parte oltreoceano: Francia, Inghilterra, Italia. Sono emozionata all'idea di fare questo viaggio.
Non vedo l'ora di arrivare sulle coste inglesi. È buffo pensare che più di un secolo fa quasi tutta l'America Centro-Settentrionale fosse una colonia di un paese tanto piccolo e tanto lontano da noi. Spero proprio però che abbiano perso l'abitudine di guardare noi americani dall'alto in basso additandoci come “yankees”.. è storia passata ormai.
Europa sto arrivando!
02 Giugno 1937
Londra
Mi sono sistemata in una graziosa pensione nel quartiere di Harrow, nella zona nord-ovest di Londra.
Sto cercando di orientarmi, ma c'è così tanto da vedere! Per prima cosa andrò a visitare il British Museum, anche se ho saputo che sei anni fa è stata avviata la costruzione di una nuova galleria per le opere del Partenone, perciò temo che potrò solo ammirare l'edificio dall'esterno. Che peccato, ma si sa, la grande guerra ha portato tanta distruzione ed è ovvio che adesso si cerchi di tornare all'antico splendore.
15 Giugno 1937
Londra
Sono passate due settimane dall'ultima volta che ho potuto scrivere, ma la città mi ha stregata; mi sono ritrovata impegnata a fare cose che non avrei mai pensato mi piacessero. Per il mio compleanno (ormai sono già venticinque) ho mangiato in uno strano posto: rustico, un po' affollato a dire la verità, ma pieno di fascino e mistero. Londra è una città ammaliante, dietro ogni angolo c'è qualcosa che mi stupisce e mi attira sempre più. Spero proprio che le prossime città siano ugualmente meravigliose.. questa sarà la migliore esperienza di tutta la mia vita!
30 Giugno 1937
Parigi
Sono arrivata a Parigi da qualche giorno ormai ma a causa di una brutta influenza non sono ancora riuscita ad uscire dalla stanza. Una squisita signora che ho incontrato sul treno diretto a Parigi mi ha offerto una camera nella sua casa, una reggia ai miei occhi, ad una cifra irrisoria, a condizione di essere presente e farle compagnia durante la cena. È perfetto!
Non vedo l'ora di potermi alzare per ammirare la città della cultura in tutto il suo splendore.
16 Luglio 1937
Parigi
La convivenza con la signora Lavaut è fantastica e la città è un sogno. Si è soliti dire che di Parigi è facile innamorarsi e adesso che sono qui ne ho la conferma.
La Tour Eiffel è splendida, dalla sua sommità è possibile vedere tutta Parigi. È stato l'edificio più alto del mondo per tantissimo tempo, ma da più di sette anni il nostro Chrysler Building ha raggiunto un'altezza inimmaginabile.
La mia prossima meta doveva essere una città della Germania, Monaco mi sembra, ma da qui non è molto facile arrivarci. Nonostante i due paesi siano attaccati l'uno all'altro non ci sono buoni rapporti tra le due popolazioni (o almeno è quello che mi hanno detto i simpatici e pittoreschi vecchietti che ho incontrato al bistrot “Benoit”, i quali mangiano praticamente ogni giorno lì da quando il locale ha aperto, nel 1912). Credo che rinvierò il viaggio in Germania per il momento e scenderò verso la Svizzera e poi in Italia. Sono piuttosto curiosa di scoprire che cosa mi riserva il futuro.
08 Settembre 1937
Marsiglia
Ho deciso di fermarmi qualche giorno nella città di Marsiglia, ho voglia di prendere un po' di sole e di fare un bel bagno. Il clima è afoso, sembra che non piova da giorni, ma sul mare si sta d'incanto. Adoro il mare, e il porto è così caratteristico. Ci sono moltissime barche di pescatori, ma riesco a vederle solo la sera quando tornano verso la riva, al mattino partono veramente troppo presto.
Resterò a Marsiglia ancora qualche giorno, per godermi ancora un po' questo caldo sole estivo in riva al mare, poi proseguirò verso la Svizzera, verso Berna.
16 Settembre 1937
Berna
Adoro le montagne! È strano dirlo così ma le adoro! Ci sono così tante cose da vedere, così tanti profumi e sapori da sentire... è tutto magnifico! Le persone sono cordiali ed educate, le strade immacolate e pulite. Sembra una città giocattolo.
È bellissimo visitare paesi di cui non sapevo praticamente niente! La Svizzera mi ha piacevolmente sorpresa, non mi aspettavo che fosse così strabiliante! L'unico problema, con cui riesco tuttavia a convivere, è il torcicollo: continuando a seguire i voli di ogni specie di rapace che scorgo finirò per bloccarmi completamente!
15 Gennaio 1938
Firenze
Dopo essere stata a Milano e a Roma (dove ho festeggiato un insolito capodanno) sono arrivata a Firenze. Oggi è il mio primo giorno e non ho assolutamente nessuna idea di dove potrei andare. Questa è davvero una delle città più belle tra tutte quelle che ho visto, non v'è dubbio. Ovunque vada ci sono opere d'arte, palazzi solenni, affascinanti e importanti, mentre le persone sono così vitali, sincere e anche disponibili. Dietro ogni angolo è possibile scoprire un artista intento a ritrarre un passante, o un giocoliere che intrattiene il pubblico del momento. È tutto estremamente stimolante!
La sola cosa che mi resta da fare è trovare un posto dove vivere.
21 Gennaio 1938
Firenze
L'appartamento che ho trovato è perfetto! Piccolo, comodo, davanti al fiume, vicino ad uno dei ponti più famosi del mondo, Ponte Vecchio. Mi sono documentata su questo “monumento”: nel 1593 fu Ferdinando I a richiedere che le botteghe dei macellai fossero sostituite con i laboratori di orafi e artigiani, per portare più lustro ad un punto così trafficato anche all'epoca.
Osservando il fiume, così placido e tranquillo, non verrebbe da pensare che potrebbe distruggere tutto, come, cito testualmente “avvenne nel 1333, durante una delle alluvioni più disastrose che si ricordi”. Una targa molto consumata e poco leggibile affissa sul Ponte testimonia “Nel trentatre dopo 'l mille trecento / il ponte cadde per diluvio d'acque / poi dodici anni, come al Comun piacque / rifatto fu con questo adornamento”. A osservarlo oggi, in questa giornata soleggiata e tremendamente gelida, non riesco ad immaginarmi come possa essere l'Arno mentre inonda queste pittoresche viuzze e disperde le persone prese dal panico. In effetti, dopo tutto quello che ho letto e questi pensieri che mi occupano la mente, non sono così tanto sicura del mio simpatico appartamento davanti al fiume.
15 Febbraio 1938
Firenze
Oggi ho parlato a lungo con un pescatore di circa settant'anni. È stato molto disponibile e attento, e dato che i pesci non abboccavano abbiamo deciso di passeggiare per le vie del centro: mi ha fatto da guida per un paio d'ore.
Grazie a lui ho scoperto tante piccole curiosità riguardo a questa città così speciale. Sento che mi sto innamorando davvero di questo posto.
Lapo, il mio accompagnatore, mi ha offerto di fare un piccolo viaggio sulla sua barchetta, quella che usa per pescare, per conoscere Firenze da un'altra prospettiva, quella del fiume. Credo che proverò a fidarmi di nuovo del fiume, gli darò una nuova possibilità per stupirmi e non farmi più preoccupare riguardo a quello che potrebbe fare se esondasse.
03 Marzo 1938
Firenze
Il giro in barca è stato strepitoso! Il fiume era una meraviglia, così calmo, puro, silenzioso nonostante le numerose barche di pescatori. È stato un giro piacevole e rilassante e Lapo mi ha raccontato decine di aneddoti su di lui da giovane e sulla sua famiglia. Mi ha anche invitata a cena a casa sua, situata sull'altra sponda dell'Arno, una di queste sere: credo proprio che accetterò, dato il mio scarso talento in cucina.
21 Marzo 1938
Firenze
È iniziata la primavera e con lei si è avvicinata l'estate. Il cielo oggi era azzurro ma pallido, il sole era nascosto da un velo di tristezza che ha conquistato molte persone. Ho visto una famiglia lasciare la propria casa ieri sera. Sono scappati molto velocemente, ma non so il perché. Tutto intorno a me sta lentamente cambiando e anche l'Arno sembra essere più nervoso del solito. Forse è solo suggestione, ma pareva ribellarsi furiosamente, con onde e irrazionali movimenti circolari, ogni volta che una famiglia scappava o qualcuno faceva previsioni circa tutte le catastrofi che stanno accadendo in Europa.
L'altra notte ho letto una poesia strabiliante dell'italiano Giuseppe Ungaretti, “Fiumi diluiti”, che parla tra l'altro di un altro fiume della Toscana, il Serchio, ma parla anche della Senna, della bellissima Parigi, e secondo me è perfetto per l'Arno, anche se è stata composta quasi venti anni fa. È così bello e mite il fiume quando cala la notte, sembra che insieme a me, si corichi anche lui nel suo letto.
15 Aprile 1938
Firenze
Piove da due giorni ininterrottamente e il livello del fiume è salito velocemente. Sono un po' spaventata ma Lapo, il mio simpatico amico pescatore, mi ha assicurato che non ci sono pericoli e che il tempo cambierà nel giro di poche ore (abilità speciali da pescatore dice ma secondo me ha mentito per farmi stare meglio). Il solo fatto positivo che la pioggia ha portato con sé (oltre ai benefici per i raccolti delle campagne) è stato il mio incontro-scontro con un bel ragazzo fiorentino di circa venticinque anni. Stavo correndo verso casa, senza ombrello e senza neanche un cappello, sorpresa come tanti dalla bufera che si stava scatenando sulla città, e in un attimo mi sono trovata in terra, completamente bagnata ed intontita. La prima cosa che ho visto quando mi sono ripresa è stata un affascinante paio di occhi castani che mi fissavano spaventati, e una virile mano bronzea che mi aiutava a rialzarmi. Senza nemmeno avere il tempo di arrabbiarmi, il ragazzo si scusa e corre via, lasciandomi infreddolita ed ammaliata in mezzo alla strada, mentre la pioggia continua a cadere e il fiume a gonfiarsi.
21 Aprile 1938
Firenze
Ho rivisto il bel ragazzo! Stavo passeggiando tranquillamente lungo Ponte Vecchio, con il mio quaderno bianco per fare un dipinto del fiume e dei vari ponti illuminati dal sole primaverile, quando ad un tratto l'ho visto passeggiare sull'altro lato dell'Arno. Si può ben immaginare come i miei propositi di artista siano stati riposti nella sacca che avevo con me, succubi della mia eccessiva curiosità nei confronti di quel meraviglioso ragazzo. In realtà era più la curiosità di capire che tipo fosse e di dirgliene quattro per il piccolo incidente che ci aveva visti protagonisti a spingermi ad inseguirlo, ma non credo che il motivo alla fine sia la cosa più importante.
Come ci si può immaginare, il mio pedinamento non ha sortito alcun effetto.
09 Maggio 1938
Firenze
Oggi la città si è spenta per un po'. È venuto in visita il Führer (così si fa chiamare) della Germania, Hitler. Io non lo sapevo in realtà, me ne sono accorta quando ho visto le strade piene di gente e di soldati, e le anime dei miei amici e conoscenti soffocare le urla di protesta. Ho osservato l'avanzata di quello strano individuo lungo il mio amato Ponte Vecchio: era così impettito, rigido e severo nonostante i baffi alla Charlot e soprattutto era completamente diverso dal piccolo esercito che aveva portato seco.
Anche l'Arno sembrava non apprezzare la presenza velatamente ostile del politico. Era irrequieto, quasi sconvolto: nonostante il basso livello d'acqua sembrava pronto a sommergere la città, carico della stessa energia sopita di cui erano cariche le persone che guardavano preoccupate e arrabbiate l'avanzata di Hitler.
Io continuo a non capire. Faccio un ritratto di Hitler, da lontano, ma anche nel disegno sembra davvero minaccioso e temibile, nonostante i baffi alla Charlot.
20 Maggio 1938
Firenze
Ho avuto il piacere di fare un altro viaggio in barca con Lapo, accompagnandolo sin dal mattino presto nella sua giornata di pesca. Ho portato con me un quaderno, per poter disegnare la città da questo splendido punto di vista.
L'Arno sembra essere più quieto da qualche giorno, anche se Lapo mi ha detto che non sembra essere più lo stesso. Credo che abbia ragione. Non vedo più la dolce bestiola (di cui non ricordo il nome, forse cominciava con la “n”?) che ci accompagnava nuotando placidamente accanto all'imbarcazione. Il grande e maestoso airone non ci delizia più con la sua presenza e persino i pesci sembrano essersi dileguati. È da quel 09 di Maggio che l'Arno sembra aver perso la sua energia vitale. È triste vederlo innaturalmente desolato.
15 Giugno 1938
Firenze
Ho scoperto qualcosa del giovane che mi ha tanto incuriosita. Si chiama Luca, aiuta in una bottega orafa del Ponte Vecchio ed è sempre a fare consegne ai nobili della città. Se potessi comprerei una qualche gioia per farmela consegnare da lui, ma non dispongo di sufficiente denaro per poter fare una tal cosa. Credo proprio che la mia unica possibilità di parlargli sia dirgli qualcosa direttamente, ma mi imbarazza terribilmente fare una cosa del genere. Non è forse l'uomo che deve compiere gesti e pronunciare parole per incontrare il favore della propria amata? Sono convinta che sia l'uomo a dover iniziare il corteggiamento, ma darò una mano al fato.
28 Giugno 1938
Firenze
Care pagine che racchiudete i miei pensieri sappiate che ho incontrato il bel giovane e che questi è sposato. Quando mi sono presentata, carina e modesta, davanti la bottega, ho visto Luca tra le braccia di un'altra.
Speravo che il mio destino fosse innamorarmi di uno splendido ragazzo artista in Italia; Lapo mi aveva persino confessato che se avesse avuto qualche anno di meno non si sarebbe lasciato sfuggire una ragazza come me. Mi accorgo solo adesso che io in realtà sono un'artista, disegno per diletto, amo la lettura..al giorno d'oggi quanti ragazzi apprezzano queste doti in una donna, piuttosto che la dote di saper cucinare un arrosto?
1° Agosto 1938
Firenze
Ho passato un mese visitando la Toscana nella calda luce estiva. I paesaggi collinari fanno sognare e ammaliano il mio cuore. Ho spedito una lettera alla mia famiglia a New York ma non so se giungerà a destinazione. La nostalgia che avevo di casa quando sono arrivata in Europa, ora impallidisce, si assottiglia, scompare, dinnanzi alla luminosità e ai colori del resto del mondo.
15 Settembre 1938
Firenze
Il 07 Settembre la città si è irradiata della luce di migliaia di lanterne colorate: ho assistito alla Festa della Rificolona, vecchia più di trecento anni. Bambini e adulti, uomini e donne, giravano per le vie della città recando ciascuno un simpatico lampioncino di carta colorata con un lumicino all'interno, saltando, correndo, danzando nella notte come mille lucciole festanti. È stata una festa speciale, sono contenta di avervi assistito. Ho creato io stessa una lanterna e dopo aver girovagato senza una meta precisa, l'ho lasciata andare sull'Arno. Si è spenta subito, questo è certo, ma alcuni bambini, incuriositisi, mi hanno imitata, e la luce ha irradiato anche l'addormentato fiume.
31 Ottobre 1938
Firenze
Mi manca la festa di Halloween. Mi ricordo quando con mio fratello maggiore ero solita pronunciare “trick or treat” davanti le abitazioni, anche se non mi era permesso farlo. Ero felice quando trasgredivamo alle parole severe di mio padre. È sempre stato il periodo dell'anno che preferivo. In questi momenti sento nostalgia di casa, della mia famiglia e della cucina di Penny, del sontuoso banchetto e del profumo di spezie e erbe aromatiche spanso per casa.
20 Novembre 1938
Firenze
Guardando dalla mia finestra mi accorgo che ormai l'inverno è alle porte. Il cielo è grigio, cupo. Il silenzio e il freddo sembrano aver congelato la città, ora senza più colori. Anche l'Arno sembra risentirne: le sue acque non sfoggiano più le tenui sfumature di indaco e verde chiaro ma, al contrario, sono uniformi nel loro grigiore. Come vorrei poter disegnare ancora una volta gli splendidi colori dell'acqua del fiume in primavera, o in estate. Firenze si illumina quando il suo Arno è luminoso e vitale.
1° Dicembre 1938
Firenze
Ho deciso a malincuore di lasciare la città. Credo che mi recherò ancora una volta in Francia e poi tornerò a casa. Partirò il primo giorno del nuovo anno, sperando che porti serenità invece di ciò che si vocifera stia preparando. Il mondo sembra essere sull'orlo di una devastante rovina.
1° Gennaio 1939
Firenze
Ho paura per ciò che ho sentito. Sembra che la Germania, sotto la guida di Hitler (che a me ricorda sempre Charlot), sia pronta a guerreggiare (ma perché? E contro chi?). Guardo l'Arno per l'ultima volta e mi sovviene alla mente una vecchia poesia cinese: “ Il fiume di sera / è immobile e liscio; / i colori di maggio / si aprono tutti; / un'onda improvvisa / si porta via la luna / e l'acqua di marea/ arriva col suo carico di stelle”. Sono triste. Mi rendo adesso conto che penso alle stelle non come ad astri luminosi nel cielo, ma a bombe che devastano il suolo. Spero che al mondo venga risparmiato lo scempio di migliaia di deflagrazioni letali. I fiumi, i mari, le acque, l'Arno, ne saranno testimoni accusatori e muti, incolpevoli vittime della follia umana. 
25 Giugno 2011 ... per molti una data come un'altra, un sabato caldo e perfetto da passare al mare, magari con gli amici o la persona amata. Comunque sia un giorno qualsiasi, successivo al Venerdì e precedente alla Domenica..
Per me è stato un giorno speciale. 

Nella meravigliosa cornice della splendida Villa di Bellosguardo ho partecipato alla serata conclusiva del concorso letterario "Arno, fiume di pensiero", giunto quest'anno alla sua VIII edizione. Oltre alla spettacolare vista della piana di Signa e alla magnificenza dell'architettura della villa (ahimé, in restauro), i raggi del sole contaminati dalla frescura della brezza serale, hanno riempito la giornata di colore e di un'atmosfera magica.
La premiazione è durata circa un'ora; le parole sono fluite nella sala e l'hanno riempita di emozioni positive e anche di tensione emotiva.
E alla fine ho vinto il concorso letterario; ma la giornata non è stata speciale solo per questo. Chiaramente fa piacere vedere il proprio lavoro premiato, fa piacere sapere che qualcuno, a parte te, apprezza la tua "creatura cartacea".  
Il fatto però è che quello che realmente conta, quelle che realmente ha reso speciale la giornata e quello che ho fatto, è sapere che qualcuno ha letto le mie pagine e le ha capite, le ha apprezzate, si è sentito coinvolto da ciò che semplici parole hanno avuto la forza di dire.
Un'eccezionale lettrice ha dato concretezza e vita alle pagine del mio diario, del mio racconto, incatenandomi inevitabilmente ad esso. Se prima il legame che mi univa al racconto era semplicemente quello di autore/opera, adesso sento che quel racconto è realmente diventato parte di me, mi rappresenta davvero. E questo è ciò che ha reso speciale quel giorno.

A seguire posterò il racconto, preceduto dallo splendido commento del Presidente della giuria, il Prof. Marco Marchi, docente dell'Università di Firenze.

mercoledì 1 giugno 2011

"La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprire l'illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita."
[..]
"L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c'è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto."
[Uno, nessuno e Centomila - Luigi Pirandello
]
"Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello è uno dei libri che maggiormente hanno ispirato il mio modo di pensare. Credo di averlo letto per la prima volta all'età di 14 anni, ma non ricordo se per diletto o per obbligo scolastico (presumo per diletto, di solito a scuola non ti obbligano mai a leggere libri particolarmente interessanti, se non quando ne devi analizzare dei brani, e comunque non all'età di 14 anni -__-).
Mi ha sempre affascinata il concetto secondo cui noi non siamo mai quello che crediamo di essere, o meglio, lo siamo per noi stessi ma non per gli altri.
Io mi vedo coi miei occhi, gli altri mi vedono con i loro. Io credo di essere in un certo modo, gli altri credono che io sia sì in un certo modo, ma diverso dal modo in cui mi vedo io. E anche il modo in cui mi vedo io è soggetto al mutevole vento delle mie emozioni e sensazioni. Un giorno mi vedo bene, un giorno no, un giorno ho dei bei capelli, il giorno dopo mi raserei a zero.. stessa sorte tocca a naso, occhi, gambe, orecchie e chi più ne ha più ne metta.
Che agonia!
Come si fa a vivere in una tale confusione? Giacché il mondo è caotico di suo, sarebbe bello avere almeno delle certezze riguardo a se stessi...e quando credi di essere in un certo modo, ti descrivi in un certo modo, ecco che in realtà scopri che le altre persone hanno un diverso giudizio di te.
Ho sempre odiato le domande "come ti vedi?", "cosa pensi di te?"... la realtà è che il mio primo istinto è sempre stato quello di relegare l'arduo compito di giudicare il mio essere a qualcun altro; "sono gli altri a dover dire come sono, io non riesco ad essere obiettiva"... ho provato a descrivermi, ad esporre brevemente le mie qualità, e mi sono sempre giudicata abbastanza boriosa e superba nel farlo - aggettivi questi che per qualcuno sono insiti nel mio carattere, per qualcun altro non mi sono proprio familiari, per me sono adatti in certi casi e in altri assolutamente no! -, quasi che descrivendo delle qualità che oggettivamente credo di possedere, mi stessi lodando eccessivamente (forse questo denota anche una scarsa fiducia in se stessi, il che contrasta sensibilmente con l'opinione di alcuni riguardo a me stessa, concorda con il giudizio di altri e risulta parziale o approssimativa nei confronti di quello che penso io..).
Vorrei ci fosse una risposta soddisfacente alla domanda "chi e come siamo realmente?"..vano secondo me è ricercare la risposta nelle parole di persone che ti dicono che "ti conoscono come un libro aperto", o di chi dice che ti conosce da anni e perciò ti ha visto cambiare (e magari tu non ti senti cambiato in niente e per niente).. queste persone ti danno un momentaneo conforto, un'eterea sicurezza di quello che sei...appena provi a pensare alla realtà della loro affermazione ecco che "puff", magicamente ti rendi conto che qualcosa di vero nelle loro parole c'è, ma c'è altrettanto che non è esattamente come l'hai sempre pensato tu...quindi dove sta la realtà del proprio essere?
C'è chi dice che "la verità sta nel mezzo"...ma in questo caso secondo me rende tutto il discorso ancora più caotico..
La sola cosa che in questo momento mi viene da scrivere a conclusione del post è che tutti noi ci crogioliamo nell'illusione che gli altri abbiano la risposta alla fatidica domanda "chi e come siamo?", ma la realtà è che faremmo meglio a non porcela affatto...ci risparmieremmo tutti una lunga serie di grattacapi!