"La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprire l'illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita."
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"L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c'è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto."
[Uno, nessuno e Centomila - Luigi Pirandello
]
"Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello è uno dei libri che maggiormente hanno ispirato il mio modo di pensare. Credo di averlo letto per la prima volta all'età di 14 anni, ma non ricordo se per diletto o per obbligo scolastico (presumo per diletto, di solito a scuola non ti obbligano mai a leggere libri particolarmente interessanti, se non quando ne devi analizzare dei brani, e comunque non all'età di 14 anni -__-).
Mi ha sempre affascinata il concetto secondo cui noi non siamo mai quello che crediamo di essere, o meglio, lo siamo per noi stessi ma non per gli altri.
Io mi vedo coi miei occhi, gli altri mi vedono con i loro. Io credo di essere in un certo modo, gli altri credono che io sia sì in un certo modo, ma diverso dal modo in cui mi vedo io. E anche il modo in cui mi vedo io è soggetto al mutevole vento delle mie emozioni e sensazioni. Un giorno mi vedo bene, un giorno no, un giorno ho dei bei capelli, il giorno dopo mi raserei a zero.. stessa sorte tocca a naso, occhi, gambe, orecchie e chi più ne ha più ne metta.
Che agonia!
Che agonia!
Come si fa a vivere in una tale confusione? Giacché il mondo è caotico di suo, sarebbe bello avere almeno delle certezze riguardo a se stessi...e quando credi di essere in un certo modo, ti descrivi in un certo modo, ecco che in realtà scopri che le altre persone hanno un diverso giudizio di te.
Ho sempre odiato le domande "come ti vedi?", "cosa pensi di te?"... la realtà è che il mio primo istinto è sempre stato quello di relegare l'arduo compito di giudicare il mio essere a qualcun altro; "sono gli altri a dover dire come sono, io non riesco ad essere obiettiva"... ho provato a descrivermi, ad esporre brevemente le mie qualità, e mi sono sempre giudicata abbastanza boriosa e superba nel farlo - aggettivi questi che per qualcuno sono insiti nel mio carattere, per qualcun altro non mi sono proprio familiari, per me sono adatti in certi casi e in altri assolutamente no! -, quasi che descrivendo delle qualità che oggettivamente credo di possedere, mi stessi lodando eccessivamente (forse questo denota anche una scarsa fiducia in se stessi, il che contrasta sensibilmente con l'opinione di alcuni riguardo a me stessa, concorda con il giudizio di altri e risulta parziale o approssimativa nei confronti di quello che penso io..).
Vorrei ci fosse una risposta soddisfacente alla domanda "chi e come siamo realmente?"..vano secondo me è ricercare la risposta nelle parole di persone che ti dicono che "ti conoscono come un libro aperto", o di chi dice che ti conosce da anni e perciò ti ha visto cambiare (e magari tu non ti senti cambiato in niente e per niente).. queste persone ti danno un momentaneo conforto, un'eterea sicurezza di quello che sei...appena provi a pensare alla realtà della loro affermazione ecco che "puff", magicamente ti rendi conto che qualcosa di vero nelle loro parole c'è, ma c'è altrettanto che non è esattamente come l'hai sempre pensato tu...quindi dove sta la realtà del proprio essere?
C'è chi dice che "la verità sta nel mezzo"...ma in questo caso secondo me rende tutto il discorso ancora più caotico..
La sola cosa che in questo momento mi viene da scrivere a conclusione del post è che tutti noi ci crogioliamo nell'illusione che gli altri abbiano la risposta alla fatidica domanda "chi e come siamo?", ma la realtà è che faremmo meglio a non porcela affatto...ci risparmieremmo tutti una lunga serie di grattacapi!
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