mercoledì 16 novembre 2011

We are one

Anche se la notizia ormai è in circolazione da tanto tempo non vedo perché debba soffocarla nella mia mente. 
La cantante australiana Kylie Minogue, insieme al dj nipponico Verbal, membro del duo hip-hop M-Flo, ha dato vita ad un brano molto orecchiabile, semplice ma efficace, per aiutare la popolazione giapponese colpita dal terremoto e dallo tsunami lo scorso 11 marzo.
Ve lo posto in coda, sperando di fare cosa gradita.




Ganbare Nihon!!

lunedì 14 novembre 2011

Ryuichi Sakamoto


10 Novembre 2011, Teatro Verdi, Firenze.
Il trio di pianoforte, violino e violoncello ha riempito la vastità dello spazio del Teatro Verdi di Firenze. La magistrale interpretazione musicale di Ryuichi Sakamoto, della durata di circa 2 ore volate in un etereo momento,  ha ancora una volta sorpreso e appagato i cuori di chi ama le esibizioni del maestro nipponico.
7 brani, 3 bis, una sala pressoché gremita. 
Indimenticabili le esecuzioni dei brani, dai più famosi come Furyo, dal film Merry Christmas Mr Lawrence,
agli altri, quasi interamente accompagnati dal violino di Judy Kang (scelta dallo stesso Sakamoto dopo dure selezioni) e dal violoncello di Jacques Morelenbaum.
Ogni canzone è stata capace di evocare nella mente immagini meravigliose e speciali.
Boschi color pastello, foglie irrorate di rugiada o bagnate da lacrime di pioggia. Ninfee d'acqua che danzano sulla superficie di un lago creato dal cadere incessante di una cascata, in mezzo a una foresta silenziosa.
Le musiche di Sakamoto sono capaci di creare queste e tantissime altre immagini.
La delicata armonia creata tra il suono del pianoforte e l'incidere degli archi si è impressa nella mente e nel cuore di quanti erano presenti in sala.
A mio parere un concerto troppo breve. Le ore trascorse nella sala buia sono volate in un momento. Al riaccendersi delle luci la magia creatasi è sparita, lasciando gli spettatori con l'amara illusione di aver appena finito di ascoltare qualcosa di difficilmente ri-ascoltabile.
Un'altra grande esibizione del maestro giapponese. Un'altra performance straordinaria.
Ogni anno regala emozioni vivide e intense.
Concerto memorabile!!!!!

martedì 1 novembre 2011

Bugaku, danza tradizionale



L'evento del 03 Novembre si aprirà con una meravigliosa danza cerimoniale, Bugaku, eseguita da una ballerina in abiti tradizionali.

Accompagnate dall'esecuzione dell'orchestra di Gagaku, le delicate movenze della danzatrice saranno uno spettacolo assolutamente splendido; un'esibizione, come l'evento di cui fa parte, visti raramente in Italia.
Rappresenta la storia del nobile Gao Changgong. Molte sono le leggende legate a quest’opera, ma l’esibizione del 03 Novembre sarà una preghiera per il buon andamento della cerimonia. Essa si ispira all’idea che i partecipanti al servizio buddhista diventino un tutt’uno, come se fossero guidati da un buon condottiero (guida spirituale) quale Changgong.


Orchestra di Gagaku: HACHI














Gli Hachi sono cimbali. Molto simili ai "nostri" piatti da orchestra, hanno un suono molto particolare e molto affascinante, che unito alla melodia prodotta dagli altri strumenti dell'orchestra di Gagaku rende la preghiera dei monaci di Koyasan un'esperienza unica, a cui si deve partecipare.

Orchestra di Gagaku: SHOUKO




Lo Shouko (kanji: 鉦鼓; hiragana: しょうこ; hiragana storico: しやうこ) è un piccolo gong di bronzo, battuto con due battitori di corno, usato nel gagaku giapponese. È sospeso in un telaio verticale e può essere di tre taglie diverse.

Orchestra di Gagaku: TSURI-DAIKO


Lo Tsuri-daiko è un tamburo posto su un piedistallo. Ha la testa ornata con pittura dorata e intarsi, suonata con un bastone ovattato/imbottito.

lunedì 31 ottobre 2011

Orchestra di Gagaku: RYUTEKI



Il Ryuteki (letteralmente “flauto dragone”)(kakkoiiiii *_*) è un flauto trasversale fatto di bamboo.
Il suono del ryuteki rappresenta i dragoni che ascendono al cielo tra le luci celestiali (rappresentate dagli sho) e gli abitanti della terra (rappresentati dall'hichiriki).
Il ryuteki è uno dei tre flauti usati nel gagaku, in particolare per suonare musiche in stile cinese. (Il tono è più basso di quello del komabue e più alto di quello del kagurabue.)
Il ryuteki è tenuto orizzontalmente, ha sette buchi, è lungo 40 cm ed ha un diametro interno del 1.3 cm.


Orchestra di Gagaku: HICHIRIKI



Lo hichiriki (篳篥) è uno strumento a fiato munito di ancia doppia (come l'oboe).
Apparentemente simile al nostro flauto diritto, è formato da un tubo di canna di bambù avvolto in corteccia, nella cui sommità è inserita l'ancia.
Lo strumento è un'evoluzione del bili (attualmente chiamato guan), oboe cinese penetrato in Giappone attorno all’VIII secolo; il nome dello strumento è infatti la pronuncia giapponese degli ideogrammi che rappresentano il bili.



sabato 29 ottobre 2011

Orchestra di Gagaku: SHO



Lo Sho () è uno strumento a fiato ad ancia libera ed è composto da 17 canne di bambù di lunghezza diversa, con le quali si possono ottenere suoni di varie altezze. Appartiene alla famiglia degli organi a bocca. La lunghezza delle varie canne non è legata a ragioni di praticità, bensì di estetica: lo strumento ha infatti un aspetto simmetrico definito "simile alle ali di una fenice" (subarashii ^__^)
Siccome lo Sho è uno strumento che soffre con l'umidità e perde il suo equilibrio, il suonatore di Sho ha sempre accanto a sé un asciugatore elettronico che elimina ogni umidità proteggendo lo strumento e il suo suono.


martedì 25 ottobre 2011

Che cos'è Shomyo?


Che cosa è Shōmyō:
Shōmyō (声明) è il nome giapponese del canto liturgico buddhista e la sua storia in Giappone risale al VI
secolo d.C., con l’introduzione ufficiale del Buddhismo. Il repertorio odierno, appannaggio dei monaci, si
può suddividere in bonsan (梵讃, testo in sanscrito), kansan (漢讃, in cinese) e wasan (和讃, in giapponese).
L’esecuzione, affidata a un solista, a un coro, o ad entrambi in forma responsoriale, è a volte accompagnata
dai cimbali hachi e il gong nyo, o dal “tamburo a fessura” mokugyo (木魚), dalla caratteristica forma
stilizzata di pesce.
Dal X secolo primi segnali di differenti tradizioni esecutive si manifestano a causa della separazione del
culto tra le due maggiori scuole, Tendai e Shingon, i cui padri, sistematizzatori del canto liturgico sono
considerati Ennin e Kanchō. Lo shōmyō continuò a svilupparsi fino al XIV secolo, quando iniziò la fase di
conservazione, perdurata di fatto fino ai giorni nostri. I manuali di canto liturgico sono imperniati sullo
hakase, uno specifico sistema di notazione usato dai monaci che non segue indicazioni ritmiche, né
visualizza le note di passaggio, presentandosi come una sorta di semiografia neumatica (piccole formule
melodiche applicate ad una sillaba).
È possibile capire cosa si intende per Shōmyō dalle parole di Kūkai (空海, 774-835), fondatore della scuola
buddhista giapponese Shingon:
«Quando tutte le cose che hanno una voce in questo mondo la fanno risuonare insieme, mantenendo
ciascuna le sue caratteristiche pur fondendosi in un unico suono, esso è quanto vi sia più vicino alla voce del
Buddha ».

Concerto di Shingon-Shomyo di Koyasan

Solidarietà oltre la frontiera
Concerto di Shingon-Shomyo di Koyasan
con il Coro Gregoriano Viri Galilaei e la Scuola femminile di Otsuma Ranzan

L’Associazione culturale giapponese Tokaghe, in collaborazione con il Comune di Firenze, è lieta di presentare il “Concerto di Shingon-Shomyo di Koyasan”, che si svolgerà il giorno 3 novembre 2011 alle ore 18 presso il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Parteciperanno importanti ospiti della delegazione del Buddismo Shingon di Koyasan, della Scuola femminile di Otsuma Ranzan e del Coro Gregoriano Viri Galilaei di Firenze. Il concerto rappresenta un significativo esempio di incontro interculturale e interreligioso ed è aperto a tutti con ingresso gratuito (fino ad esaurimento posti).
La delegazione, dopo il concerto, incontrerà i rappresentanti della comunità civile e religiosa di Firenze, per poi spostarsi a Roma in visita ufficiale alla Città di Vaticano e alla Pontifica Università Gregoriana (dal 5 al 8 novembre).

Organizzatori: Comune di Firenze, Associazione culturale giapponese Tokaghe
Collaboratori: Buddismo Shingon di Koyasan, Scuola femminile di Otsuma Ranzan, JTB , NHK Culture Center, Art Culture Creative Education Center, Coro gregoriano Viri Galilaei di Firenze, Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, Istituto Superiore di Scienze Religiose di Firenze, Pontificia Università Gregoriana, Associazione Culturale VIVERE FIRENZE
Con il Patrocinio di Fondazione Romualdo Del Bianco® – Life Beyond Tourism®, Ambasciata del Giappone in Italia

Programma del concerto:

Dopo l'11 marzo – giorno in cui il terremoto di M9,0 ha colpito il Giappone – la popolazione giapponese ha ricevuto sostegno da tutto il mondo, non solo materiale ma anche di solidarietà e umana condivisione, che ci hanno dato il coraggio per affrontare e superare una tragedia indimenticabile. Adesso il Giappone sta cominciando a camminare sulla via della ricostruzione, con grande riconoscenza a tutti coloro che ci hanno sostenuto.
Il programma del concerto nel Salone dei Cinquecento rappresenta un ringraziamento verso i cittadini fiorentini, una preghiera a tutti coloro i quali hanno perduto la vita in un tale disastro, oltre che un messaggio di solidarietà verso i sopravvissuti, al fine di accendere una “luce di speranza” per il futuro (indicata dalla calligrafia “Kizuna” – solidarietà – preparata dai giovani giapponesi).
Ci auguriamo che tutti coloro che saranno presenti al concerto percepiranno l'energia dei giovani giapponesi che stanno cominciando a camminare verso il futuro luminoso, non dimenticando il calore della vita degli amici scomparsi.
Ringrazio di cuore tutti i collaboratori e sostenitori alla realizzazione di questo concerto.

Art Culture Creative Education Center
Presidente Atsuko Kaneda
(Direttore della musica del “Solidarietà oltre la frontiera – Concerto di Shingon-Shomyo di Koyasan)

Opening: Coro Viri Galilaei
“Canto gregoriano”
1. Surge, própera-antifona
2. Emícat meriídies-Inno
3. Ecce quan bonum-Graduale
4. Kyrie IX-Missa cum Jubilo
5. Veni Creátor-uomini-Inno
6. Hodie Christus natus est-Magnificat

Prima parte: Coro della Scuola femminile di Otsuma Ranzan
“Speranza – vita di calore”
dal Chorale-Solfe (musica di Karl Jenkins)
          1. Preghiera: per gli amici scomparsi
          2. Speranza: vivere insieme
          3. Ringraziamento: essere il fiume di luce

Seconda parte: Shingon-Shomyo di Koyasan
Musica liturgica
Ranryo-o
Shomyo
Shikisyu-nyudo
San-rai
Sha-sui
Sho-rei
Tai-yo
Chu-kyoku
Dai-hannyakyo-tendoku
Shomyo-rai
Taido

giovedì 6 ottobre 2011

PICASSO, MIRÓ, DALÍ .. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità

Tre grandi artisti del '900 si incontrano in una mostra di grande spessore culturale e importante impatto suggestivo. Più di sessanta opere appartenenti alle produzioni giovanili di Picasso, Miró e Dalí si mescolano nelle sale di Palazzo Strozzi, accompagnando lo spettatore in un viaggio alla scoperta degli albori della modernità e degli artisti che l'hanno ispirata.<< Dal passato si impara (..) Retrovie e retroscena di tre vite artistiche intrecciate. >> Così recita il primo dei pannelli didascalici che introducono alcune delle sale, incontrato nell'ampio corridoio che conduce al percorso espositivo.<< 1926, Parigi, Dalí cresce dall'incontro con Picasso e Miró (..) osteggia modernità, impressionismo, rivendica il classicismo >>.


Nella prima stanza viene subito dato ampio spazio alla produzione del catalano Dalí, presentando opere realizzate negli anni '20 come Arlecchino (1926), in cui è evidente il dualismo tra giallo e rosso, molto differente dall'opera omonima dell'altro artista spagnolo presente nella mostra, Picasso; vengono anche mostrati molti ritratti, come Studio per il ritratto di Maria Carbona (1925) o Ritratto del padre dell'artista (1925 ca.).A queste opere, dal sapore ancora tipicamente accademico, la mostra risponde con Strumenti musicali su un tavolo (1925-26) di Picasso, in cui è evidente la pratica di una nuova arte architettonica, basata su linee rette e figure curve, e con Pittura-poema (Musica, Senna, Michel, Bataille e me) (1927) di Miró, da cui invece traspare vividamente la pratica della pittura dei segni, che fa precipitare la forma nel contenuto.


La seconda stanza lascia ancora ampio spazio alla produzione daliniana, mostrando però come la tradizione del disegno accademico stia già subendo gli attacchi formali, contenutivi e ispiratori delle avanguardie degli anni '20; in Fanciulla appoggiata sul tavolo del 1925, nel quale riconosciamo la fanciulla come Anna Maria Dalí, protagonista di Ritratto di mia sorella dello stesso anno, è estremamente visibile questa evoluzione, così come è evidente in opere come Cala nans, Cadaqués (1920 ca.), in cui postimpressionismo, puntinismo e tracce di fauvismo si insinuano nella stesura del colore, e Cadaqués dalla torre di Les Creis (1923), dove è l'ispirazione cubista a dominare.In Cala nans, Cadaqués lo strato di colori è spesso e pastoso, pesante, il ché conferisce sicuramente un'intensità maggiore ai colori. L'ambiente del mediterraneo è reso con tinte accese e brillanti, favorendo l'idea del gioco di luci indotto dalla natura.La mescolanza di avanguardie e tradizione è visibile anche nelle opere di Miró Ritratto di Enric Cristófol Ricart, un collage in cui è presente una stampa giapponese, e Trebbiatura (1918), dove l'uso del colore, intenso e audace, è tipicamente postimpressionista.


La terza stanza si caratterizza per la presenza di sole nature morte. Le opere di Miró e Dalí sembrano presentarsi in un interminabile botta e risposta che riempie la sala di tradizione e modernità mescolate fluidamente in ogni dipinto. In Natura Morta (1923) Dalí dipinge con tonalità cupe, permettendo allo spettatore attento (ma leggibile nella didascalia che introduce la sala) di riconoscere l'importante influenza di artisti come Seurat, Gris e della pittura metafisica in questo dipinto.Ne La spiga di grano (1922-23) di Miró invece è evidente la ricerca dell'essenziale, data anche dalla disposizione precisa e priva di significato dei tre oggetti. I colori sono spenti, privi di qualsivoglia luminosità.

Particolarità della quarta stanza, interamente dedicata a Miró, è la grande opera Balletto parade (costume balletto) (18/05/1917) di Picasso, per la realizzazione di un balletto russo musicato dal grande pianista Erik Satie. Questa enorme opera ci si para davanti, monumentale e impossibile da non osservare, anche solo per il suo essere così diversa dalle opere finora mostrate.


La quinta stanza, anticipata dalla scultura nella sala precedente, è dedicata alla produzione di Picasso, che parte dai disegni e bozzetti degli Ibis (1907), saltando dall'incisione de Il pasto frugale (1904) a quadri come I due saltimbanchi (1901) e Testa di donna (1903).


Nella sesta stanza, la penultima della mostra, sono presentati quadri che potremmo definire i più significativi per quanto riguarda il percorso della modernità nella loro giovinezza.Di Picasso viene mostrato Donna che piange (1937), particolare già presente in Guernica (1936), ma reso più vivo da un diverso uso del colore.Per Dalí è significativamente stato scelto Le rose sanguinanti (1930), quadro dichiaratamente surrealista che sancisce in maniera netta il passaggio del pittore al Surrealismo, corrente della quale diverrà uno dei maggiori e più importanti esponenti. Mirò viene rappresentato attraverso Composizione (piccolo universo) (1933), in cui il cubismo astratto si accompagna a simboli e segni figurativi, determinando senza ombra di dubbio l'allontanamento da qualsiasi forma di accademismo e tradizione.


Al termine dell'esposizione è stata allestita una sala interattiva dedicata al linguaggio visivo della modernità. In realtà la stanza è risultata più essere uno svago per i bambini presenti alla mostra, recatisi lì per passare il tempo mentre i genitori osservavano le opere.
A mio parere una mostra interessante, anche se l'andamento cronologico a ritroso (dal 1926 al 1900, con l'ultima sala che "riparte" dagli anni '30) può effettivamente spiazzare l'osservatore. Molto chiare e semplici le didascalie, in grado di contestualizzare efficacemente le opere e di aiutare il visitatore nel percorso espositivo.

Seppur comprensibili, le critiche rivolte ai due curatori dell'area espositiva di Palazzo Strozzi per aver messo a confronto diretto Joan Mirò e Salvador Dalí con il genio malagueño Picasso, lasciano il tempo che trovano. La mostra è un evento riuscito e popolare, che il 14 Luglio 2011, a soli tre giorni dalla chiusura, presenta una lunga fila di turisti e fiorentini davanti alle biglietterie.

mercoledì 5 ottobre 2011

*O* Luna e stella *

C'era una volta una matrigna la quale, in assenza di suo marito, recatosi a Edo, cercò di uccidere la sua figliastra Otsuki. Le preparò arancini di riso avvelenati, mentre alla propria figlia Ohoshi diede arancini di riso con zucchero, avvertendola. <<Mia cara Ohoshi, mia cara Ohoshi! Bada a non mangiare gli arancini di tua sorella perché sono avvelenati>>.
Quando le due fanciulle si furono allontanate da casa, Ohoshi tirò la sorella per una manica e le disse: <<Cara sorella, andiamo a giocare là?>>. La condusse quindi in riva a un fiume, <<butta in acqua i tuoi arancini e mangia i miei!>> Glieli fece gettare in acqua e le diede metà dei suoi.
Quando sua madre si accorse che Otsuki non aveva mangiato gli arancini avvelenati, studiò un nuovo piano e disse a Ohoshi <<Mia cara Ohoshi! Stasera voglio uccidere tua sorella con la lancia, non dirle nulla!>>
Ma Ohoshi ebbe compassione e disse tutta sconsolata alla sorella: <<Mia cara sorella! Stasera coricati con me nel mio giaciglio!>> E in quello di Otsuki mise una zucca d'acqua piena di succo rosso. Verso mezzanotte, la matrigna scene al primo piano con in mano una lunga lancia e la conficcò nel giaciglio di Otsuki. "Um" fece la lancia, e la punta si colorò di rosso sangue. La donna credeva che Otsuki fosse morta e tornò di sopra a dormire. Il mattino seguente chiamò come al solito <<Otsuki, Ohoshi, su, è ora di alzarsi!>>.
Le due fanciulle risposero allegre come sempre e si alzarono. La matrigna si spaventò: <<Ora non mi rimane altro che abbandonarla sui monti>>, pensò. Diede a un tagliapietre un'ingente somma di denaro e gli fece preparare una bara di pietra.
Poi chiamò a sé Ohoshi e disse: <<Mia cara Ohoshi! Ora faccio portare tua sorella al fiume
lontano tra i monti. Non dirle nulla!>>
<<Come intendi abbandonare mia sorella?>>
<<La faccio portare fra i monti in una bara di pietra>>. Ohoshi corse allora dal tagliapietre e lo pregò di praticare un piccolo foro nella bara. Alcuni giorni dopo, la bara di pietra era pronta e Otsuki doveva essere portata con quella sui mondi desolati. Quando fu sul punto di essere messa dentro la bara, sua sorella le si avvicinò con un grande sacchetto di semi di colza e le sussurrò: <<Mia cara sorella! Getta a uno a uno i semi di colza attraverso il foro. Quando verrà la primavera, la neve si scioglierà e la colza fiorirà e io verrò a salvarti>>.
La bara in cui giaceva Otsuki fu portata al fiume tra i monti selvaggi e interrata. 
Venne primavera, la neve si sciolse, e l'erba crebbe. Ohoshi disse: <<Mia cara mamma, oggi
vado sui mondi a raccogliere sedano, dammi un'ascia!>>. E uscì di casa con un'ascia. 
Dall'estremità del paese fino ai piedi del monte e poi ancora oltre si snodava una gialla fila di fiori di colza. Ohishi seguì i fiori fino a quando ci fu solo un gran silenzio e non si udì più neppure il canto degli uccelli. Si trovava ora in riva a un ruscello dalle acque scure e in quel punto vide i fiori di colza crescere in cerchio. Capì di essere giunta nel punto in cui era sepolta sua sorella. Incominciò a scavare con l'ascia che si era portata appresso e ben presto urtò con fragore contro il coperchio della bara. Ohoshi cercò allora di sollevarlo aiutandosi con l'ascia, ma invano. Lo spinse allora con quanta forza aveva.
All'inizio non ricevette alcuna risposta, poi però percepì un'esile voce: <<Si?>>.
"Ah, vive ancora", pensò Ohoshi, e prese di nuovo forza. Chiamò per nome sua sorella e spinse di nuovo il coperchio con tutte le sue forze. Ed ecco che esso si spostò completamente di lato. Ohoshi, tutta contenta, estrasse sua sorella dalla bara. Essa era cieca, perché aveva pianto giorno e notte. Quando però Ohoshi l'abbracciò, le lacrime del suo occhio sinistro caddero nell'occhio destro di Otsuki, ed ecco che questa poté di nuovo vedere. E quando le lacrime dell'occhio destro di Ohoshi caddero sull'occhio sinistro di Otsuki, anche l'occhio sinistro riacquistò la vista. E quando le lacrime di Ohoshi caddero nella bocca di Otsuki, questa guarì a vista d'occhio e poté piangere a sua volta. 
Ora le due sorelle si abbracciarono e piansero a lungo.
In quel mentre passò il principe che stava andando a caccia con il suo seguito. Quando apprese la loro storia ebbe pietà di loro, le fece montare sul suo cavallo e le condusse al suo castello.
Un giorno, mentre stavano guardando entrambe dalla finestra, videro per strada un vecchio mendicante cieco che, accompagnandosi con una campanella, cantava:

Se avessi con me Otsuki e Ohoshi
Non dovrei suonare la campanella.

Otsuki e Ohoshi esclamarono <<Deve essere nostro padre!>> e lo rincorsero. Era cieco, ma era veramente il padre. Di ritorno da Edo, infatti, non aveva più trovato a casa Otsuki e Ohoshi e per la tristezza aveva cercato le sue figliole per mari e monti.
Ora padre e figlie si riabbracciarono e piansero; e le lacrime di Otsuki caddero sull'occhio sinistro del padre, quelle di Ohoshi sul suo occhio destro. Ed ecco che gli occhi del vecchio poterono di nuovo vedere.
Al colmo della felicità andarono insieme dal principe, che si rallegrò a sua volta e li lasciò abitare per sempre tutti e tre nel suo castello.
E dopo la loro morte, le due fanciulle andarono in cielo e divennero Luna e la Stella più brillante del cielo (Sirio).

La festa dei desideri ^w^

Tanabata Matsuri :3

Un giorno la figlia dell'imperatore, Orihime, era seduta al lato del fiume del cielo (la Via Lattea). Stava tessendo perché suo padre, l'Imperatore, amava i bei vestiti da lei creati. Quel giorno era molto triste, perché si rese conto che era stata sempre tanto occupata da non aver avuto il tempo di innamorarsi. Suo padre Tentei, triste per lei, decise di organizzare un'unione con Kengyuu (colui che visse attraverso il fiume della Via Lattea).
La loro unione fu dolce e felice fin dall'inizio e da allora le giornate di Orihime divennero sempre più felici e ancora più felici.
Un giorno Tentei si arrabbiò moltissimo perché col passare del tempo nella loro unione felice, Orihime stava trascurando la sua tessitura. Tentei decise così di separare la coppia facendo scorrere tra di loro il fiume della Via Lattea. Soltanto una notte all'anno permise loro di incontrarsi: il settimo giorno del settimo mese. Ogni anno quel giorno, dalla bocca del fiume (la Via Lattea), il rematore della Luna porta sul suo traghetto Orihime fino al suo caro Kengyuu.
Se Orihime durante l'anno non compie a dovere il suo lavoro, Tentei manda la pioggia. Quando piove il fiume va in piena e il rematore non potrà usare il traghetto. Tuttavia, in tal caso, uno stormo di Kasasagi provvede a realizzare un ponte sul fiume per far attraversare comunque Orihime. 

L'abito di piume

Oggi ho voglia di proporre ai lettori occasionali del mio blog una serie di splendide leggende giapponesi ^^ spero apprezzerete!

***

Era primavera, e sulle sponde di Mio coperte di pini si udiva il canto degli uccelli. Il mare blu danzava e scintillava ai raggi del sole, e Hairuko, un pescatore, si mise a sedere per godere della scena. Appena si fu seduto, lo sguardo gli cadde su un bellissimo abito fatto di piume, bianco immacolato.
Mentre Hairuko stava per raccoglierlo, vide provenire dal mare una ragazza molto graziosa che gli chiese di restituirle l'abito. Hairuko guardò la ragazza con la più grande e manifesta ammirazione, ma disse:<<Ho trovato quest'abito e intendo tenerlo perché è una meraviglia da annoverare tra i tesori del Giappone. Non posso restituirtelo>>. <<Oh>>, cominciò a piangere la ragazza, <<non posso librarmi verso il cielo senza il mio abito di piume, e se continui a tenertelo non potrò mai far ritorno alla mia dimora celeste. Ti prego, buon pescatore, ti prego, restituiscimi l'abito>>. Il pescatore, che doveva essere un tipo duro di cuore, rifiutò di cedere. <<Più supplichi>>, disse, <<più resterò fermo nella mia decisione di tenermi ciò che ho trovato!>>. Allora la ragazza rispose: <<Ah, caro pescatore, non parlare così! Le mie ali mi sono state rubate e io tento, ma invano, di librarmi verso i pascoli blu del cielo, proprio come un uccello sventurato le cui ali si sono spezzate>>. Dopo altre argomentazioni come questa il cuore del pescatore s'intenerì un po'. <<Ti restituirò l'abito di piume>> disse, <<se prima ballerai per me>>. Allora la ragazza gli rispose: <<Eseguirò la danza che fa girare in tondo il Palazzo della Luna, così che anche un misero mortale come te possa apprenderne i misteri. Ma non posso danzare senza le mie piume>>. <<No>> disse l'uomo, <<se ti do l'abito volerai via senza aver danzato per me>>. Questa affermazione fece arrabbiare moltissimo la ragazza. <<Un mortale può mancare alla sua parola>>, disse, <<ma non c'è falsità nelle creature celesti!>>. Udito ciò il pescatore fu preso da una forte vergogna e senza altre obiezioni diede alla ragazza il suo vestito di piume. Appena la ragazza lo ebbe indossato iniziò a suonare uno strumento musicale e a danzare, e mentre danzava e suonava, cantava del poderoso Palazzo della Luna, dove regnano trenta sovrani, quindici vestiti di bianco quando c'è la luna piena e quindici vestiti di nero quando  c'è la luna nuova. Mentre cantava e danzava, benediceva il Giappone, "affinché la terra possa donargli raccolti sempre più abbondanti". Il pescatore non poté deliziarsi a lungo di questa piacevole esibizione e della bravura della Signora della Luna, perché ben preso i suoi graziosi piedini smisero di muoversi sulla sabbia. Si sollevò in aria con le piume bianche del suo abito che brillavano verso i pini e poi verso il cielo. Salì sempre più in alto, continuando a cantare e suonare, oltrepassò le cime dei monti, ancora più su, finché il suo canto tacque, finché raggiunse il glorioso Palazzo della Luna.

mercoledì 7 settembre 2011

Ne è trascorso di tempo dall'ultimo post che ho messo online ma gli impegni universitari e sociali mi hanno trasportata in un vortice continuo di ansie e pensieri da cui difficilmente riesco a staccarmi. In realtà la voglia di scrivere c'è sempre stata, mi ha accompagnata, amica fedele, ogni giorno della settimana, ogni ora..Però è difficile scrivere, soprattutto qui, perché comincio a pensare che nessuno legga ciò che scrivo..e scrivere per se stessi è una cosa che faccio sempre, ovunque e comunque, perciò perché metterlo anche online?
Oggi ho visto un nuovo concorso letterario al quale mi piacerebbe partecipare..il tema è tosto, complicato e complesso, ma nasconde in sé mille sfaccettature e possibilità diverse.. Il soggetto ce l'ho già tutto in mente, compresi eventuali sviluppi e colpi di scena..il tutto sta nel trovare il tempo e la necessaria ispirazione.. 
Scriverò (per me stessa e per chi, se c'è qualcuno, mi legge) quando avrò buone nuove da raccontare!
PS. manca solo un esame e poi libera dallo studio universitario "obbligato" ^^

martedì 12 luglio 2011

Nostalgia di un paese mai visto..

Vi è mai capitato di provare un crescente e disarmante senso di nostalgia per un paese che non avete mai visto?
Per l'estate si è soliti fare progetti sin dall'anno precedente, sognando posti da favola, luoghi esotici e caratteristici, località invitanti e capaci di stuzzicare ogni nostra piccola curiosità, e forse è proprio per questo motivo, perché siamo in piena estate, che sento questa nostalgia.
Da quando sono piccola, mio sogno inconfessato fino a pochi anni fa è visitare il GIAPPONE! Da molti conosciuto più per le disgrazie affrontate e sopportate che per i meravigliosi aspetti positivi, il Giappone è uno dei paesi che più di tutti mi affascinano...
Amo viaggiare, vorrei visitare il mondo in ogni suo angolo, nascosto o remoto che sia, e viverne fino in fondo la più pura essenza, ma il Giappone rimane sempre un folle e meraviglioso sogno. Da Ottobre dell'anno scorso frequento un corso di lingua giapponese e ho avuto la possibilità di avvicinarmi almeno un po' ad una cultura, tradizione, mentalità e vita così diversi da noi eppure per certi versi così simile.
Ho conosciuto tante persone, di età e città diverse, tutte così orgogliose del proprio paese; orgogliose, ma sempre consapevoli e intelligenti e non spinte da un cieco e vuoto nazionalismo. Persone orgogliose di chi sono, del popolo di cui fanno parte; persone fiere della forza che hanno saputo trovare di fronte a tante difficoltà...
Il Giappone non l'ho mai visitato, ma ne ho nostalgia. 
Ne ho nostalgia perché sento un'energia potente e costante e onnipresente in me che mi spinge a continuare a coltivare le conoscenze che ho acquisito qui per un giorno poterne far tesoro...Sogno di viaggiare fino all'altro capo del mondo e vedere Tokyo, Kyoto, Osaka, il Fujiama, salire sullo Shinkansen e mangiare sushi e ramen e tanti altri piatti sconosciuti.
Voglio poter dire di aver passeggiato tra gli strabilianti negozi di musica e abbigliamento di Shibuya, leggendo della storia di Hachiko (da cui è stato tratto il film - che mi è stato impedito di vedere data la mia innata sensibilità nei confronti delle storie in cui sono coinvolti animali); sogno di guardare dal marciapiede fino al cielo, l'enorme palazzo del governo a Shinjuku e di passeggiare nel parco di Inokashira a Kichijouji. 
Sogno di svegliarmi a Kyoto una mattina e poter visitare la villa di Katsura Rikyu e di ammirare le bellezze del tempio Ryoan-ji.
È un sogno che spero di poter realizzare un giorno, perché vorrei davvero poter scrivere delle meravigliose giornate passate dall'altra parte del mondo, circondata da persone diverse da me ma in fondo nemmeno tanto.. 
Vorrei, e spero di realizzare il mio desiderio, poter dire finalmente di avere nostalgia di un paese appena visto! Voglio sentire la magia che mi inonda ogni volta che metto piede in un paese straniero. Voglio provare quel brivido di paura e quel senso di smarrimento che mi colpiscono all'improvviso quando arrivo in un luogo che non conosco, ma che evaporano, scompaiono e mi abbandonano non appena mi rendo conto che sono dove voglio essere.
Voglio provare sempre le emozioni che provo ogni volta che viaggio verso mete lontane e voglio provarle almeno una volta nella mia vita arrivando in Giappone..
Ma per il momento, resto con il cuore e la mente aggrappati al senso di nostalgia di un paese (ancora) mai visto.

mercoledì 29 giugno 2011

Amori e Incantesimi - Practical Magic

S: "Sentirà il mio richiamo a un miglio di distanza

e fischierà la mia canzone preferita

sa cavalcare un pony all'indietro

sa rovesciare le frittelle in aria

è meravigliosamente gentile

e la sua forma preferita sarà una stella

e avrà un occhio verde e uno blu"

G: "Credevo non volessi innamorarti!"
S: "Questo è il punto. L'uomo che sogno non esiste..
e se lui non esiste non mi si spezzerà mai il cuore.."

[S:"He will hear my call a mile away. He will whistle my favorite song. He can ride a pony backwards"
G:"What are you doing?"
S:"Summoning up a true love spell called Amas Veritas. "He can flip pancakes in the air. He'll be marvelously kind. And his favorite shap will be a star. And he'll have one green eye and one blue"
G:"Thought you never wanted to fall in love".
S:"That's the point. The guy I dreamed of doesn't exist. And if he doesn't exist, 
I'll never die of a broken heart."]


"Cara Gilly,
a volte sento un vuoto dentro di me, un vuoto che sembra bruciare..
penso che se avvicinassi il mio cuore al tuo orecchio probabilmente sentiresti il rumore del mare
e la luna stanotte ha un cerchio intorno, un chiaro segno di guai in arrivo.
Sogno di essere nella mia interezza, e di andare a dormire ogni sera senza aver voglia di farlo..
eppure a volte, quando il vento è caldo e i grilli cantano, 
sogno un amore che supererà e oltrepasserà persino il tempo.
Voglio soltanto qualcuno che mi ami, voglio essere notata.
Non lo so, forse ho già avuto la mia fetta di felicità.
Voglio crederci, ma non c'è nessun uomo Gilly,
solo il volto della luna."


"Può l'amore viaggiare nel tempo e far rivivere un cuore infranto?

Dipende solo da noi annientare ogni maledizione.

Voglio pensare che sia così.

Ma di alcune cose sono sicuramente certa:

gettare un pizzico di sale sopra la spalla sinistra,

tenere del rosmarino ai bordi del cancello,

far crescere una pianta di lavanda in casa come portafortuna,

e innamorarsi..il più possibile.."

lunedì 27 giugno 2011

Introdotto dal giudizio illuminante e ispiratore del Presidente della Giuria, il Professor Marco Marchi, docente di Letteratura moderna e contemporanea presso l'Università di Firenze (che qui lo precede), ecco il mio racconto, vincitore del primo premio a pari merito con lo splendido poemetto Sdoppiamento di Diego Salvadori. 

La diaristica a sfondo storico di un'immaginata giovane viaggiatrice internazionale anni Trenta a Firenze messa in atto con garbata perizia da Martina Masini nelle pagine fresche e sapienti di Camera con vista esibisce proprio nella puntuale attenzione al reale e all'universo parallelo di una cultura che a quel reale partecipa, le chiavi interpretative più certe di una vicenda dai significati artisticamente assolutizzati e così resi comunicabili.

Camera con vista
22 Maggio 1937
NewYork
Caro diario, finalmente i miei sogni stanno per realizzarsi: vado in Europa.
Ho incontrato tantissimi stranieri provenienti da ogni parte oltreoceano: Francia, Inghilterra, Italia. Sono emozionata all'idea di fare questo viaggio.
Non vedo l'ora di arrivare sulle coste inglesi. È buffo pensare che più di un secolo fa quasi tutta l'America Centro-Settentrionale fosse una colonia di un paese tanto piccolo e tanto lontano da noi. Spero proprio però che abbiano perso l'abitudine di guardare noi americani dall'alto in basso additandoci come “yankees”.. è storia passata ormai.
Europa sto arrivando!
02 Giugno 1937
Londra
Mi sono sistemata in una graziosa pensione nel quartiere di Harrow, nella zona nord-ovest di Londra.
Sto cercando di orientarmi, ma c'è così tanto da vedere! Per prima cosa andrò a visitare il British Museum, anche se ho saputo che sei anni fa è stata avviata la costruzione di una nuova galleria per le opere del Partenone, perciò temo che potrò solo ammirare l'edificio dall'esterno. Che peccato, ma si sa, la grande guerra ha portato tanta distruzione ed è ovvio che adesso si cerchi di tornare all'antico splendore.
15 Giugno 1937
Londra
Sono passate due settimane dall'ultima volta che ho potuto scrivere, ma la città mi ha stregata; mi sono ritrovata impegnata a fare cose che non avrei mai pensato mi piacessero. Per il mio compleanno (ormai sono già venticinque) ho mangiato in uno strano posto: rustico, un po' affollato a dire la verità, ma pieno di fascino e mistero. Londra è una città ammaliante, dietro ogni angolo c'è qualcosa che mi stupisce e mi attira sempre più. Spero proprio che le prossime città siano ugualmente meravigliose.. questa sarà la migliore esperienza di tutta la mia vita!
30 Giugno 1937
Parigi
Sono arrivata a Parigi da qualche giorno ormai ma a causa di una brutta influenza non sono ancora riuscita ad uscire dalla stanza. Una squisita signora che ho incontrato sul treno diretto a Parigi mi ha offerto una camera nella sua casa, una reggia ai miei occhi, ad una cifra irrisoria, a condizione di essere presente e farle compagnia durante la cena. È perfetto!
Non vedo l'ora di potermi alzare per ammirare la città della cultura in tutto il suo splendore.
16 Luglio 1937
Parigi
La convivenza con la signora Lavaut è fantastica e la città è un sogno. Si è soliti dire che di Parigi è facile innamorarsi e adesso che sono qui ne ho la conferma.
La Tour Eiffel è splendida, dalla sua sommità è possibile vedere tutta Parigi. È stato l'edificio più alto del mondo per tantissimo tempo, ma da più di sette anni il nostro Chrysler Building ha raggiunto un'altezza inimmaginabile.
La mia prossima meta doveva essere una città della Germania, Monaco mi sembra, ma da qui non è molto facile arrivarci. Nonostante i due paesi siano attaccati l'uno all'altro non ci sono buoni rapporti tra le due popolazioni (o almeno è quello che mi hanno detto i simpatici e pittoreschi vecchietti che ho incontrato al bistrot “Benoit”, i quali mangiano praticamente ogni giorno lì da quando il locale ha aperto, nel 1912). Credo che rinvierò il viaggio in Germania per il momento e scenderò verso la Svizzera e poi in Italia. Sono piuttosto curiosa di scoprire che cosa mi riserva il futuro.
08 Settembre 1937
Marsiglia
Ho deciso di fermarmi qualche giorno nella città di Marsiglia, ho voglia di prendere un po' di sole e di fare un bel bagno. Il clima è afoso, sembra che non piova da giorni, ma sul mare si sta d'incanto. Adoro il mare, e il porto è così caratteristico. Ci sono moltissime barche di pescatori, ma riesco a vederle solo la sera quando tornano verso la riva, al mattino partono veramente troppo presto.
Resterò a Marsiglia ancora qualche giorno, per godermi ancora un po' questo caldo sole estivo in riva al mare, poi proseguirò verso la Svizzera, verso Berna.
16 Settembre 1937
Berna
Adoro le montagne! È strano dirlo così ma le adoro! Ci sono così tante cose da vedere, così tanti profumi e sapori da sentire... è tutto magnifico! Le persone sono cordiali ed educate, le strade immacolate e pulite. Sembra una città giocattolo.
È bellissimo visitare paesi di cui non sapevo praticamente niente! La Svizzera mi ha piacevolmente sorpresa, non mi aspettavo che fosse così strabiliante! L'unico problema, con cui riesco tuttavia a convivere, è il torcicollo: continuando a seguire i voli di ogni specie di rapace che scorgo finirò per bloccarmi completamente!
15 Gennaio 1938
Firenze
Dopo essere stata a Milano e a Roma (dove ho festeggiato un insolito capodanno) sono arrivata a Firenze. Oggi è il mio primo giorno e non ho assolutamente nessuna idea di dove potrei andare. Questa è davvero una delle città più belle tra tutte quelle che ho visto, non v'è dubbio. Ovunque vada ci sono opere d'arte, palazzi solenni, affascinanti e importanti, mentre le persone sono così vitali, sincere e anche disponibili. Dietro ogni angolo è possibile scoprire un artista intento a ritrarre un passante, o un giocoliere che intrattiene il pubblico del momento. È tutto estremamente stimolante!
La sola cosa che mi resta da fare è trovare un posto dove vivere.
21 Gennaio 1938
Firenze
L'appartamento che ho trovato è perfetto! Piccolo, comodo, davanti al fiume, vicino ad uno dei ponti più famosi del mondo, Ponte Vecchio. Mi sono documentata su questo “monumento”: nel 1593 fu Ferdinando I a richiedere che le botteghe dei macellai fossero sostituite con i laboratori di orafi e artigiani, per portare più lustro ad un punto così trafficato anche all'epoca.
Osservando il fiume, così placido e tranquillo, non verrebbe da pensare che potrebbe distruggere tutto, come, cito testualmente “avvenne nel 1333, durante una delle alluvioni più disastrose che si ricordi”. Una targa molto consumata e poco leggibile affissa sul Ponte testimonia “Nel trentatre dopo 'l mille trecento / il ponte cadde per diluvio d'acque / poi dodici anni, come al Comun piacque / rifatto fu con questo adornamento”. A osservarlo oggi, in questa giornata soleggiata e tremendamente gelida, non riesco ad immaginarmi come possa essere l'Arno mentre inonda queste pittoresche viuzze e disperde le persone prese dal panico. In effetti, dopo tutto quello che ho letto e questi pensieri che mi occupano la mente, non sono così tanto sicura del mio simpatico appartamento davanti al fiume.
15 Febbraio 1938
Firenze
Oggi ho parlato a lungo con un pescatore di circa settant'anni. È stato molto disponibile e attento, e dato che i pesci non abboccavano abbiamo deciso di passeggiare per le vie del centro: mi ha fatto da guida per un paio d'ore.
Grazie a lui ho scoperto tante piccole curiosità riguardo a questa città così speciale. Sento che mi sto innamorando davvero di questo posto.
Lapo, il mio accompagnatore, mi ha offerto di fare un piccolo viaggio sulla sua barchetta, quella che usa per pescare, per conoscere Firenze da un'altra prospettiva, quella del fiume. Credo che proverò a fidarmi di nuovo del fiume, gli darò una nuova possibilità per stupirmi e non farmi più preoccupare riguardo a quello che potrebbe fare se esondasse.
03 Marzo 1938
Firenze
Il giro in barca è stato strepitoso! Il fiume era una meraviglia, così calmo, puro, silenzioso nonostante le numerose barche di pescatori. È stato un giro piacevole e rilassante e Lapo mi ha raccontato decine di aneddoti su di lui da giovane e sulla sua famiglia. Mi ha anche invitata a cena a casa sua, situata sull'altra sponda dell'Arno, una di queste sere: credo proprio che accetterò, dato il mio scarso talento in cucina.
21 Marzo 1938
Firenze
È iniziata la primavera e con lei si è avvicinata l'estate. Il cielo oggi era azzurro ma pallido, il sole era nascosto da un velo di tristezza che ha conquistato molte persone. Ho visto una famiglia lasciare la propria casa ieri sera. Sono scappati molto velocemente, ma non so il perché. Tutto intorno a me sta lentamente cambiando e anche l'Arno sembra essere più nervoso del solito. Forse è solo suggestione, ma pareva ribellarsi furiosamente, con onde e irrazionali movimenti circolari, ogni volta che una famiglia scappava o qualcuno faceva previsioni circa tutte le catastrofi che stanno accadendo in Europa.
L'altra notte ho letto una poesia strabiliante dell'italiano Giuseppe Ungaretti, “Fiumi diluiti”, che parla tra l'altro di un altro fiume della Toscana, il Serchio, ma parla anche della Senna, della bellissima Parigi, e secondo me è perfetto per l'Arno, anche se è stata composta quasi venti anni fa. È così bello e mite il fiume quando cala la notte, sembra che insieme a me, si corichi anche lui nel suo letto.
15 Aprile 1938
Firenze
Piove da due giorni ininterrottamente e il livello del fiume è salito velocemente. Sono un po' spaventata ma Lapo, il mio simpatico amico pescatore, mi ha assicurato che non ci sono pericoli e che il tempo cambierà nel giro di poche ore (abilità speciali da pescatore dice ma secondo me ha mentito per farmi stare meglio). Il solo fatto positivo che la pioggia ha portato con sé (oltre ai benefici per i raccolti delle campagne) è stato il mio incontro-scontro con un bel ragazzo fiorentino di circa venticinque anni. Stavo correndo verso casa, senza ombrello e senza neanche un cappello, sorpresa come tanti dalla bufera che si stava scatenando sulla città, e in un attimo mi sono trovata in terra, completamente bagnata ed intontita. La prima cosa che ho visto quando mi sono ripresa è stata un affascinante paio di occhi castani che mi fissavano spaventati, e una virile mano bronzea che mi aiutava a rialzarmi. Senza nemmeno avere il tempo di arrabbiarmi, il ragazzo si scusa e corre via, lasciandomi infreddolita ed ammaliata in mezzo alla strada, mentre la pioggia continua a cadere e il fiume a gonfiarsi.
21 Aprile 1938
Firenze
Ho rivisto il bel ragazzo! Stavo passeggiando tranquillamente lungo Ponte Vecchio, con il mio quaderno bianco per fare un dipinto del fiume e dei vari ponti illuminati dal sole primaverile, quando ad un tratto l'ho visto passeggiare sull'altro lato dell'Arno. Si può ben immaginare come i miei propositi di artista siano stati riposti nella sacca che avevo con me, succubi della mia eccessiva curiosità nei confronti di quel meraviglioso ragazzo. In realtà era più la curiosità di capire che tipo fosse e di dirgliene quattro per il piccolo incidente che ci aveva visti protagonisti a spingermi ad inseguirlo, ma non credo che il motivo alla fine sia la cosa più importante.
Come ci si può immaginare, il mio pedinamento non ha sortito alcun effetto.
09 Maggio 1938
Firenze
Oggi la città si è spenta per un po'. È venuto in visita il Führer (così si fa chiamare) della Germania, Hitler. Io non lo sapevo in realtà, me ne sono accorta quando ho visto le strade piene di gente e di soldati, e le anime dei miei amici e conoscenti soffocare le urla di protesta. Ho osservato l'avanzata di quello strano individuo lungo il mio amato Ponte Vecchio: era così impettito, rigido e severo nonostante i baffi alla Charlot e soprattutto era completamente diverso dal piccolo esercito che aveva portato seco.
Anche l'Arno sembrava non apprezzare la presenza velatamente ostile del politico. Era irrequieto, quasi sconvolto: nonostante il basso livello d'acqua sembrava pronto a sommergere la città, carico della stessa energia sopita di cui erano cariche le persone che guardavano preoccupate e arrabbiate l'avanzata di Hitler.
Io continuo a non capire. Faccio un ritratto di Hitler, da lontano, ma anche nel disegno sembra davvero minaccioso e temibile, nonostante i baffi alla Charlot.
20 Maggio 1938
Firenze
Ho avuto il piacere di fare un altro viaggio in barca con Lapo, accompagnandolo sin dal mattino presto nella sua giornata di pesca. Ho portato con me un quaderno, per poter disegnare la città da questo splendido punto di vista.
L'Arno sembra essere più quieto da qualche giorno, anche se Lapo mi ha detto che non sembra essere più lo stesso. Credo che abbia ragione. Non vedo più la dolce bestiola (di cui non ricordo il nome, forse cominciava con la “n”?) che ci accompagnava nuotando placidamente accanto all'imbarcazione. Il grande e maestoso airone non ci delizia più con la sua presenza e persino i pesci sembrano essersi dileguati. È da quel 09 di Maggio che l'Arno sembra aver perso la sua energia vitale. È triste vederlo innaturalmente desolato.
15 Giugno 1938
Firenze
Ho scoperto qualcosa del giovane che mi ha tanto incuriosita. Si chiama Luca, aiuta in una bottega orafa del Ponte Vecchio ed è sempre a fare consegne ai nobili della città. Se potessi comprerei una qualche gioia per farmela consegnare da lui, ma non dispongo di sufficiente denaro per poter fare una tal cosa. Credo proprio che la mia unica possibilità di parlargli sia dirgli qualcosa direttamente, ma mi imbarazza terribilmente fare una cosa del genere. Non è forse l'uomo che deve compiere gesti e pronunciare parole per incontrare il favore della propria amata? Sono convinta che sia l'uomo a dover iniziare il corteggiamento, ma darò una mano al fato.
28 Giugno 1938
Firenze
Care pagine che racchiudete i miei pensieri sappiate che ho incontrato il bel giovane e che questi è sposato. Quando mi sono presentata, carina e modesta, davanti la bottega, ho visto Luca tra le braccia di un'altra.
Speravo che il mio destino fosse innamorarmi di uno splendido ragazzo artista in Italia; Lapo mi aveva persino confessato che se avesse avuto qualche anno di meno non si sarebbe lasciato sfuggire una ragazza come me. Mi accorgo solo adesso che io in realtà sono un'artista, disegno per diletto, amo la lettura..al giorno d'oggi quanti ragazzi apprezzano queste doti in una donna, piuttosto che la dote di saper cucinare un arrosto?
1° Agosto 1938
Firenze
Ho passato un mese visitando la Toscana nella calda luce estiva. I paesaggi collinari fanno sognare e ammaliano il mio cuore. Ho spedito una lettera alla mia famiglia a New York ma non so se giungerà a destinazione. La nostalgia che avevo di casa quando sono arrivata in Europa, ora impallidisce, si assottiglia, scompare, dinnanzi alla luminosità e ai colori del resto del mondo.
15 Settembre 1938
Firenze
Il 07 Settembre la città si è irradiata della luce di migliaia di lanterne colorate: ho assistito alla Festa della Rificolona, vecchia più di trecento anni. Bambini e adulti, uomini e donne, giravano per le vie della città recando ciascuno un simpatico lampioncino di carta colorata con un lumicino all'interno, saltando, correndo, danzando nella notte come mille lucciole festanti. È stata una festa speciale, sono contenta di avervi assistito. Ho creato io stessa una lanterna e dopo aver girovagato senza una meta precisa, l'ho lasciata andare sull'Arno. Si è spenta subito, questo è certo, ma alcuni bambini, incuriositisi, mi hanno imitata, e la luce ha irradiato anche l'addormentato fiume.
31 Ottobre 1938
Firenze
Mi manca la festa di Halloween. Mi ricordo quando con mio fratello maggiore ero solita pronunciare “trick or treat” davanti le abitazioni, anche se non mi era permesso farlo. Ero felice quando trasgredivamo alle parole severe di mio padre. È sempre stato il periodo dell'anno che preferivo. In questi momenti sento nostalgia di casa, della mia famiglia e della cucina di Penny, del sontuoso banchetto e del profumo di spezie e erbe aromatiche spanso per casa.
20 Novembre 1938
Firenze
Guardando dalla mia finestra mi accorgo che ormai l'inverno è alle porte. Il cielo è grigio, cupo. Il silenzio e il freddo sembrano aver congelato la città, ora senza più colori. Anche l'Arno sembra risentirne: le sue acque non sfoggiano più le tenui sfumature di indaco e verde chiaro ma, al contrario, sono uniformi nel loro grigiore. Come vorrei poter disegnare ancora una volta gli splendidi colori dell'acqua del fiume in primavera, o in estate. Firenze si illumina quando il suo Arno è luminoso e vitale.
1° Dicembre 1938
Firenze
Ho deciso a malincuore di lasciare la città. Credo che mi recherò ancora una volta in Francia e poi tornerò a casa. Partirò il primo giorno del nuovo anno, sperando che porti serenità invece di ciò che si vocifera stia preparando. Il mondo sembra essere sull'orlo di una devastante rovina.
1° Gennaio 1939
Firenze
Ho paura per ciò che ho sentito. Sembra che la Germania, sotto la guida di Hitler (che a me ricorda sempre Charlot), sia pronta a guerreggiare (ma perché? E contro chi?). Guardo l'Arno per l'ultima volta e mi sovviene alla mente una vecchia poesia cinese: “ Il fiume di sera / è immobile e liscio; / i colori di maggio / si aprono tutti; / un'onda improvvisa / si porta via la luna / e l'acqua di marea/ arriva col suo carico di stelle”. Sono triste. Mi rendo adesso conto che penso alle stelle non come ad astri luminosi nel cielo, ma a bombe che devastano il suolo. Spero che al mondo venga risparmiato lo scempio di migliaia di deflagrazioni letali. I fiumi, i mari, le acque, l'Arno, ne saranno testimoni accusatori e muti, incolpevoli vittime della follia umana.